venerdì 15 settembre 2017

Cantagallo, Razzo e la Brogioni: una gatta da pelare


Primo appuntamento fuori programma di un venerdì di fine estate. 


Non c'è un'indagine di paese dove il commissario Cantagallo non si trovi a confrontarsi con una particolare signora, Primetta Brogioni, che si viene sempre a trovare nel posto sbagliato al momento sbagliato. Tale signora Brogioni, fra l'altro ben conosciuta in paese come la gattaia del vicolo San Giorgio, non poteva mancare di essere la protagonista del ritrovamento del primo cadavere che compare sotto un lenzuolo d'ospedale, nella nuova indagine di paese di quest'anno. La signora si viene a cacciare in tutte le situazioni in cui viene uccisa una persona e il commissario Cantagallo ha il suo daffare per farsi riferire cosa sia successo anche in questa ennesima occasione, senza che i gatti della donna si mettano nel mezzo per aumentare la confusione che già c'è nei racconti della donna. Nell'estratto che propongo, la signora Brogioni riferisce al commissario Cantagallo quello che le è capitato in relazione all'anziana trovata morta nel letto della clinica Villa Paradiso. Alla fine sarà scortata via dalla clinica da Razzo che sarà obbligato dal commissario ad accompagnarla in auto fino in paese per levarsela di torno il prima possibile. Razzo non è d'accordo perché non sopporta quella donna e nemmeno i suoi gatti, ma alla fine si decide per ordini superiori.  



Quello che segue è un estratto del nuovo giallo del commissario Cantagallo che nel 2017 è stato pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia. Il giallo "FLACONI E VECCHIE RICETTE" è un'indagine di paese che si svolge a Collitondi, località toscana nelle zone del Chianti.
Buona lettura!

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    «Signora Brogioni, ci dica quello che è accaduto e facciamo alla svelta».
    «Signor commissario, che tragedia!».
    «Non facciamo ancora la cosa più tragica di quello che è. Mi dica solo quello che è successo. Non dimentichi i dettagli e, soprattutto, non faccia sceneggiate. Poi la faccio accompagnare a casa. Basta solo che in settimana ritorni in commissariato per firmare la sua deposizione».
    «Da dove comincio?».
    «Da quando è entrata nello stanzone».
    «All’ora del passo, prima della cena, sono venuta a portare un po’ di pomarola fresca a Sileno».
    «Sileno?».
    «Sì, il maresciallo Bertolini che si è rotto le costole».
    «Ah, vada avanti».
    «Sileno non c’era, era andato a leggere. Sileno mi ha detto che la sera si fa portare la pasta al burro, così la condisce con la mia pomarola. La minestrina in brodo con le stelline non la sopporta, dice che è roba da vecchietti. Da quanto gli fa schifo, la rovescerebbe in capo alle infermiere. Neanche con il parmigiano la riesce a buttare giù. Anche lui è solo e quando si è soli è dura andare avanti».
    «Non si metta ad allungare il brodo dei fatti accaduti col brodo del maresciallo Bertolini. Andiamo per ordine e veniamo al sodo».
    «Come vuole lei. Ma c’era Laura e allora le ho chiesto se voleva un po’ di pomarola, era tanta».
    «Laura?».
    «Sì, la signora Provvedi. Una ricoverata che si è fatta male al femore».
    «Ah, ma la pomarola che c’entra?».
    «C’entra, c’entra, mi faccia dire».
    La caposala annuiva convinta, confermando l’affermazione della signora a proposito della pomarola.
    Il commissario non capiva granché ma la fece proseguire.
    «Vada avanti».
    «Laura mi ha detto che non la voleva, c’aveva il ragù della figlia. Ma a me il ragù non mi garba. Allora, siccome mi era venuta proprio buona perché c’avevo messo il basilico del vasino comprato alla coppina, ho pensato di darne un po’ alla signora che stava al primo letto, quella lì che poi l’hanno trovata morta stecchita. Mi sono avvicinata perché aveva il viso coperto dal lenzuolo e non rispondeva. Ho cercato di scuoterla un po’ per svegliarla, non sono stata attenta ed è successo il finimondo. Il lenzuolo è scivolato e ho visto la faccia di quella povera donna lì. Una brutta faccia grigia con delle occhiaie viola da far paura. Era a bocca aperta, ferma, immobile, stecchita. Mi sono impaurita e ho cacciato un urlo: “AAAHHH! La vecchia è morta!”».
    «Signora! Mi ero raccomandato di non fare sceneggiate!».
    «Mi scusi, ma nel raccontarlo mi sono impressionata un’altra volta».
    «Vada avanti».
    «Mi sono impaurita e ho sbarellato all’indietro. Per paura di cadere mi sono aggrappata al lenzuolo che mi è venuto dietro. Ho sbattuto il culo nel letto a fianco, che non mi ha fatto cadere ma la botta ha fatto rovesciare il pentolino con la pomarola sul lenzuolo della povera signora. Quindi Sileno che avrebbe fatto?».
    «Che c’entra Sileno?».
    «C’entra sì, perché senza pomarola avrebbe mangiato la pasta in bianco».
    «Ma cosa m’interessa di come ha mangiato la pomarola Sileno! Signora Brogioni, glielo dico per l’ultima volta. Non si dilunghi in cose che non ci interessano. C’è altro?».
    «Eccome. Laura si è messa a piangere. Gli altri rincoglioniti si sono svegliati di soprassalto e hanno cominciato a fare voci per chiamare le infermiere. Poi è arrivato il medico di turno e insieme alla caposala hanno cambiato il lenzuolo sporco con uno bianco per coprire la donna morta. Ho detto tutto».
    «Grazie a Dio, ce l’abbiamo fatta».
    Il commissario, esausto dopo quel botta e risposta, la congedò.
    «Mi raccomando, quando sarà chiamata in commissariato per firmare la deposizione, non si porti dietro il gatto. Altrimenti, glielo faccio buttare dentro la camera di sicurezza!».
    Disse a Razzo di accompagnarla a casa e poi di ritornare subito lì alla clinica.
     Mentre la signora Brogioni usciva dallo stanzone, non visti dalla donna e dalla caposala, i due poliziotti si scambiarono dei messaggi gestuali. Razzo sgranò gli occhi e scosse la testa per manifestare la sua disapprovazione al trasporto della gattaia. Cantagallo rispose con un deciso movimento del capo in direzione della porta per confermare l’ordine impartito. Razzo alzò gli occhi al cielo e mosse le mani a tondo aperto in corrispondenza delle parti intime, mentre nel labiale si leggeva: “Due coglioni grossi così!”. Cantagallo gli fece un segno perentorio di portarla via il prima possibile, agitava veloce la mano destra, mentre nel labiale si leggeva: “Vai e non rompere i coglioni!”.








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