martedì 25 aprile 2017

Marazzoli presenta Cantagallo: il commissario




Da oggi iniziano una serie di presentazioni per descrivere il personaggio del commissario Cantagallo, i gialli pubblicati e anche i personaggi che fanno parte delle indagini di paese a Collitondi e delle inchieste di mare a Castiglioni Marina. Fornirò alcuni particolari del commissario e certe indicazioni sul suo modo di essere che spero vi siano graditi. Cominciamo.



«Il commissario Cantagallo compare nel mondo editoriale nel 2007 grazie al direttore Antonio Lalli della Lalli Editore di Poggibonsi con il giallo "Dentro un vicolo cieco", a cui è seguito nel 2008, "Omicidio sotto il sole". Nel 2014, con i gialli «Un vecchio tappeto persiano» e «Segreto fra le righe» ho iniziato a pubblicare i libri della stessa serie con il dottor Cristian Cavinato, della Cavinato Editore International di Brescia. Nel 2015 con «Lo sguardo nel buio» e «La mossa del barbiere» proseguono la serie del commissario Cantagallo con due gialli "corti" di paese. Poi nel 2016 «La donna col medaglione» vede il commissario indagare su un delitto in terra siciliana e con «Operazione Matrioska per Cantagallo» Cantagallo debutta su internet in un'indagine in diretta facebook con tanto di post e commenti, con la pubblicazione dei gialli sempre da parte dello stesso editore bresciano. 
Nel 2014, per la prima volta, il personaggio toscano del commissario Cantagallo varca i confini della sua regione d'origine per giungere in Lombardia nella città di Brescia, "La Leonessa d'Italia". Qui ripropone ciò che è piaciuto in Toscana: il carattere simpatico e caparbio, la tecnica d'indagine per comporre il "mosaico criminale", i preliminari con il logorroico vicario Bonadonna detto "Garçia", i confronti aspri a colpi di frasi latine e proverbi toscani con il Questore Zondadari detto "Zorro", e i suoi pranzi di lavoro al ristorante "Attanasio" con le passeggiate digestive lungo il fiume insieme a Bandino e Razzo. Angelo Cantagallo è il commissario toscano che indaga sui fatti criminali che accadono a Collitondi, un piccolo paese, immaginario ma non troppo, della Toscana centrale. Il nome Cantagallo è stato scelto per rendere omaggio alla terra della mia regione di nascita: la Toscana. Il commissario Cantagallo è un poliziotto poco più che quarantenne simpatico e caparbio, intelligente, sposato con una moglie poco più giovane di lui, Iolanda Macaluso, babbo di un ragazzo di poco più di dieci anni, Luigi. Il personaggio di Angelo Cantagallo è immaginario come pure i colleghi che compongono la sua squadra del commissariato di Collitondi, piccolo paese toscano in provincia di Castronuovo. Le vicende sono caratterizzate dai ragionamenti investigativi con i colleghi della squadra del commissariato di Collitondi. I colloqui fra il commissario e i suoi colleghi si svolgono nella “stanza da lavoro” oppure durante le passeggiate “digestive” del dopo pranzo lungo il corso del fiume Marna. Cantagallo è un poliziotto rigoroso al lavoro. Ma quando ritorna a casa, smette i vestiti del commissario intransigente e mette quelli del marito pasticcione. Infatti Cantagallo in casa è all'opposto che al lavoro perché non è abituato a fare il marito casalingo. È sempre pronto alla battuta e gli piace scherzare, soprattutto prendendo in giro sua moglie. Ama i proverbi paesani, la buona cucina di Attanasio, odia il latino del Questore e tutte quelle frasi complicate che sono difficilmente comprensibili alle persone comuni e anche a lui. Infatti si rende protagonista di certi battibecchi investigativi, a colpi di proverbi toscani e frasi latine, con il Questore Zondadari della Questura di Castronuovo. E c'è un perché. Il commissario Cantagallo ama i proverbi, con particolare interesse per quelli toscani, perché sono il frutto semplice della saggezza antica dei nostri nonni e fanno parte del patrimonio di una cultura popolare che non deve essere dimenticata. Cantagallo è convinto che in ogni frase latina sia nascosto il vero significato delle cose, mentre in ogni proverbio si nasconde una piccola verità. Per il commissario, i proverbi sono stati e sono ancora oggi la saggezza dei popoli. I proverbi fanno parte di un grande patrimonio, formato dal dialetto, dalla mentalità, dalle tradizioni popolari e tante altre cose ancora. In breve, da quella che può essere definita come la cultura popolare. Tale cultura è generalmente tramandata dagli uomini ai propri discendenti e per molti secoli i proverbi sono stati, probabilmente, l’unica scuola per decine di generazioni di nostri antenati. Attraverso di essi si tramandano le usanze, le abitudini, la visione del mondo, si comunicavano le regole della morale e del comportamento nella vita di tutti i giorni. I proverbi, spesso, sono utilizzati, in senso umoristico, per indicare certi caratteri umani e molte volte con il loro utilizzo si sanciscono delle vere e proprie consuetudini di vita sociale che finiscono per diventare costume. I proverbi contengono i consigli più disparati su qualsiasi argomento e per qualsiasi circostanza della vita. I proverbi e certe espressioni verbali permettono di comprendere molti aspetti del carattere e della storia non scritta dei nostri vecchi. Attraverso i proverbi e i modi di dire, si riesce a scoprire il volto più autentico dei nostri antenati. Si può capire meglio, le ragioni di molti nostri modi di essere e della nostra identità di popolo, con comportamenti particolari che ben identificano e che differenziano gli abitanti diversi dei paesi vicini. Per tutte queste ragioni, per il commissario Cantagallo i proverbi sono un patrimonio culturale di tutti e devono essere salvaguardati. La citazione latina, per Cantagallo, appartiene al passato, non appartiene al modo di parlare della gente comune. Manifesta una sorta di distacco con le persone semplici e umili, segna la distanza fra “il dire” e “il fare”. Rappresenta, per certi personaggi incompetenti, l’ultimo baluardo per giustificare un nulla di fatto, per offuscare un fatto evidente, per rendere fumosa una spiegazione che non esiste. Il commissario vuole scoprire il colpevole di un delitto a tutti i costi, mentre il Questore fa di tutto per scansare ogni indagine insidiosa. Alla fine della discussione, la spunta sempre il commissario Cantagallo che si riprende l'indagine, che il Questore voleva insabbiare con un nulla di fatto. Grazie alla sua tenacia e all'abilità dei suoi colleghi, nel giro di pochi giorni riuscirà a ricostruire i fatti che gli permetteranno di sbrogliare l’indagine e di scoprire il colpevole. Cosa aspettate a leggere i gialli del commissario Cantagallo? Buona lettura».
                                                                                     Fabio Marazzoli


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