lunedì 30 gennaio 2017

Il commissario Cantagallo e le donne: solo un riflesso incondizionato


Nell'estratto del giallo proposto eccezionalmente di lunedì, vi propongo una curiosità del commissario Cantagallo tratta dal giallo "OPERAZIONE MATRIOSKA per Cantagallo", pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia. 
Nel giallo il poliziotto toscano è stato scelto come portavoce del commissariato per una diretta facebook su un'indagine di un delitto accaduto in paese. Cantagallo (purtroppo per lui) ha avuto la meglio sul collega Semboloni, preferito e stimato maggiormente dal Questore, ma non visto di buon occhio dal Sostituto Procuratore Fontanarosa e soprattutto dalla moglie di fontanarosa che è una sua accanita ammiratrice. Cantagallo, lo sappiamo, è però inattaccabile da certi argomenti femminili anche se negli ultimi tempi è balzato agli onori delle cronoche locali per essere stato proclamato "Poliziotto dell'anno" da un settimanale provinciale molto noto. 
In questa particolarissima indagine ci saranno molte belle ragazze russe che gli potranno far girare la testa, ma anche se questo accadrà, il commissario Cantagallo avrà subito pronta la sua giustificazione: si tratta solo di un riflesso incondizionato. 

Buona lettura.


"A sostegno del "portavoce" Cantagallo, Fontanarosa aveva rimarcato che Semboloni parlava come una cornacchia mentre Cantagallo aveva una "gran bella voce". La sua dote vocale era stata legittimata dalla moglie di Fontanarosa, la signora Gigliola Capodimonte, che vedendo le interviste a Cantagallo al tg regionale aveva detto al marito: "Ma lo sai, Ferruccio, che questo Cantagallo è proprio un gran bell'uomo e ha una gran bella voce". Quindi con il via libera della “first lady” della Procura, Cantagallo era stato scelto per quell'operazione molto delicata e della massima urgenza.
    Cantagallo non capì cosa c’entrasse la sua voce con la diretta su facebook, visto che doveva scrivere e non parlare, ma non volle puntualizzare questo fatto per non apparire scortese nei confronti della signora Capodimonte.

    Fontanarosa aveva indicato che il commissario Cantagallo era il poliziotto più adatto a quell'attività moderna e al passo coi tempi. Negli ultimi anni era salito alla ribalta della cronaca dei giornali locali per aver risolto casi di delitti complicati. Cantagallo era il commissario del momento e non poteva tirarsi indietro. Il Questore aveva indorato la pillola aggiungendo che, secondo i sondaggi pubblicati dalla rubrica settimanale “Donna più” del Corriere di Castronuovo, era diventato un idolo per le donne di ogni età della provincia castrese. La rubrica, curata dall’invadente e conturbante giornalista Tiziana Bonazza, aveva decretato come “Poliziotto dell’anno” il commissario Cantagallo.
    Il Questore lo aveva messo alle strette e Cantagallo aveva capito che sarebbe stato difficile rifiutare.
    Il commissario, comunque, non rinunciò a difendersi e cercò di opporsi su tutta la linea. Lui era un poliziotto e non uno di questi tipi che scrivono di tutto su internet perché non hanno niente da fare dalla mattina alla sera. Ma invano.
    Zondadari invocò la ragione di Stato, lo spirito di sacrificio e pure la moglie di Fontanarosa che ci teneva tanto.
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domenica 29 gennaio 2017

Angelo Cantagallo: omicidi e mosaico criminale


Conosciamo meglio il commissario Angelo Cantagallo protagonista della serie dei gialli pubblicati e in corso di pubblicazione da Cristian Cavinato della Cavinato Editore di Brescia.
Chi volesse saperne di più, può ordinare i gialli della serie in tutte le librerie online e gli arriveranno direttamente a casa sua.
Per adesso, non abbiate fretta e pazientate: "State calmi e leggete Cantagallo".

ANGELO CANTAGALLO
-Angelo Cantagallo detto Gallo, toscano, è il commissario del commissariato di Collitondi in provincia di Castronuovo nella Toscana centrale, di statura media, ha i capelli corti portati all'indietro, colore castano scuro, corporatura media, età 39 anni all’epoca del primo romanzo, è nato a Montecaiano in provincia di Firenze, sposato con Iolanda Macaluso, siciliana, da cui ha avuto un figlio Luigi. 

-diploma di ragioniere conseguito a Firenze e poi laurea in Scienze Politiche sempre a Firenze con il massimo dei voti e lode. 

-la sua famiglia è originaria di Montecaiano in provincia di Firenze, da cui le origini contadine.
 
-trasferito da alcuni anni a Collitondi da un piccolo commissariato in provincia di Arezzo dove faceva il vice al suo vecchio capo, il commissario Vinicio Del Tongo. 
 
-dopo i primi anni,  in cui arrivò al commissariato, Collitondi è diventato il suo paese ideale e che non vuole lasciare per niente al mondo.
 
-ai suoi colleghi si rivolge dando del tu, alla sua vice da del lei. 

-ai suoi colleghi ha sempre detto di dargli del tu, ma loro si ostinano a dargli del lei, come la vice, perché ad un commissario non si può certo dare del tu, per lo meno quando sono con la divisa, fuori dell’ufficio e in borghese i suoi colleghi dando del tu al commissario, almeno la vice, Razzo e Bandino.
 
-abita con la moglie e il figlio in un appartamento ampio e luminoso posto all’ultimo piano di un piccolo condominio “Palazzina Iris 13 bis” di Collitondi in località Bellosguardo,  la casa ha una grande terrazza da cui è possibile godersi un panorama invidiabile di Collitondi, vista splendida su tutte le colline circostanti e i piccoli castelli medioevali che spuntano tra i boschi e le campagne che circondano tutto il paese, tra cui il castello di Quercignano o di Squarcialupi. 
 
-il commissario ha una piccola serra posta all’esterno nel grande terrazzo della casa dove gli piace coltivare piante aromatiche. 

-pochissime tracce e nessun testimone: questo è il pane quotidiano del commissario Cantagallo. Il poliziotto toscano si muove nelle strade del piccolo paese di Collitondi alla ricerca del colpevole del delitto. La tecnica d’indagine è particolare: è seguita ogni traccia e ogni indizio che, per il commissario, costituiscono le tessere di un “mosaico criminale”. Completato il “mosaico” è risolta l’indagine. Cantagallo analizza i fatti nella sua stanza da lavoro, il vero e proprio laboratorio investigativo del commissariato. A complicargli la vita c’è pure il suo capo, il Questore Fumi Zondadari, detto Zorro dallo stesso Cantagallo. Il Questore lo intontisce di frasi in latino per mascherare la propria incapacità investigativa e per metterlo in difficoltà. Il commissario non gradisce le discussioni, ma non rinuncia alla buona tavola. Abitualmente, insieme ai colleghi Razzo e Bandino, mangia al ristorante “Attanasio”, dove i piatti squisiti e l’accoglienza della proprietaria sono il migliore biglietto da visita della rinomata struttura gastronomica cittadina. La buona cucina paesana, però, non distrae Cantagallo che con la sua esperienza, la sua intelligenza e la sua squadra riesce sempre a venire a capo della vicenda criminale e a completare il “mosaico”.









 

Marino Tombolo: delitti e chupa chups melon soda


Conosciamo meglio l'investigatore privato Marino Tombolo protagonista della serie dei gialli pubblicati e in corso di pubblicazione da Cristian Cavinato della Cavinato Editore di Brescia.
Chi volesse saperne di più, può ordinare il giallo della sua prima inchiesta in tutte le librerie online e gli arriverà direttamente a casa sua.
Per adesso, non abbiate fretta e pazientate: "State calmi e leggete Tombolo". 

MARINO TOMBOLO
-è toscano e fa l'investigatore privato a Spaccabellezze, una cittadina di mare nella Toscana del sud, dove ha un'agenzia investigativa "TOMBOLO INVESTIGAZIONI", poco più che quarantenne, 42 anni per la precisione, ha pochi capelli brizzolati, è un uomo grassoccio ma robusto, di statura media, buona forchetta e cattiva palestra. 

-si rilassa ciucciando i chupa chups gusto melon soda, è un grande lettore dei fumetti di Tex Willer e dei libri gialli di Nero Wolfe. Nero Wolfe è il suo investigatore preferito perché risolve tutti i casi standosene seduto comodamente nel suo studio, senza muoversi di un millimetro ma facendo muovere il suo fido collaboratore. Dice sempre: Calma e gesso! 

-la sua pistola è una BERETTA COUGAR calibro 9.  Si era diplomato al liceo classico e voleva fare il maestro alle scuole elementari del paese, però non aveva trovato lavoro nel settore scolastico. Quindi aveva aperto a Spaccabellezze l’agenzia investigativa “Tombolo Investigazioni” per inventarsi un lavoro che gli facesse sbarcare il lunario con uno stipendio decente a fine mese. 

-non è un investigatore per scelta ma per necessità, col passare degli anni aveva scoperto di essere un investigatore in gamba e se risolveva certi casi intricati, si stupiva lui stesso.  Gli piaceva essere chiamato “detective”. Col passare del tempo si era reso conto di avere un vero e proprio fiuto innato per stanare i colpevoli e gli assassini, in questi casi la famiglia della persona uccisa lo incaricava di indagare privatamente sui fatti accaduti per scoprire il colpevole dopo che i Carabinieri non erano riusciti a scoprire nulla. 

-vive da solo in un piccolo appartamentino, "la mansardina" come dice lui, del centro storico di Spaccabellezze con vista sul mare. 

-gli piace molto Rossella Sirena, la sua amica-fidanzata che fa la guardia medica al Poliambulatorio del porto di Spaccabellezze. 

-è innamorato perso di Rossella Sirena ma lui non vuole dirglielo per non farla soffrire perché è convinto che il suo lavoro potrebbe fare fallire l’eventuale matrimonio con lei. Tombolo e Rossella mangiano tutti i giorni alla trattoria “Il Palombaro”.  

-è un uomo ruvido e solitario, scapolo non per scelta ma per necessità. Gradisce poco la confusione ma sa essere cordiale e compagnone, soprattutto quando la sua amica-fidanzata Rossella riesce a strapparlo dall'agenzia per portarlo da qualche parte a divertirsi oppure a vedere il tramonto sul mare. Si era dovuto inventare quel mestiere di detective privato per mandare avanti la “Tombolo Investigazioni” a Spaccabellezze e portare a casa uno stipendio decente a fine mese. 

-è un tipo poco loquace e molto riservato, non gli piace perdere tempo perché il tempo è denaro. Non è granché ordinato ma tiene in perfetto ordine, o quasi, gli onorari che deve riscuotere dai clienti della sua agenzia. 

-non è un fulmine di guerra ma da quando ha aperto la sua agenzia non ha mai fallito un caso.




sabato 28 gennaio 2017

Delitto e rapimento: grossi guai da risolvere per Cantagallo


Come di consueto, doppio appuntamento settimanale per offirvi in lettura un altro estratto, mi auguro simpatico, di un altro giallo ambientato a Collitondi, "La mossa del barbiere", anche questo pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia. 
In questa indagine al delitto di una donna per motivi passionali si somma il rapimento di una ragazza in circostanze poco chiare ma che sembrano essere direttamente collegate col delitto avvenuto. Il commissario Cantagallo non vuol perdere un attimo di tempo perché occorre liberare la ragazza rapita presumibilmente da un maniaco sessuale omicida che non aspetterà molto tampo per disfarsi della ragazza che detiene nascosta da qualche parte. Al commissariato di Collitondi si rimane in attesa di una telefonata da parte del rapitore che però non si vuol fare sentire e questo accresce la preoccupazione dei genitori della ragazza e del poliziotto. 
I dubbi sono molti per il commissario Cantagallo mentre invece chi dubbi non ne ha neanche uno è il Questore Zondadari. Anche stavolta ha un'ipotesi investigativa per bloccare le indagini del commissariato e insabbiare le indagini che devono ricostruire un complesso intreccio di fatti, persone e vicende dai contorni sfumati e torbidi. 
Cantagallo dopo i consueti "preliminari" con il vicario Bonadonna, è già sull'uscio dell'ufficio del Questore pronto a sorbirsi con santa pazienza il consueto sproloquio con frasi latine che farebbe volentieri a meno di stare ad ascoltare tutte le volte che è convocato dal suo capo. 
Alla fine del sermone di Zondadari, però Cantagallo tirerà fuori il suo asso nella manica, come direbbe lui, e sarà pronto a controbattere punto per punto tutte le ipotesi investigative fantasticate dal Questore e buttate lì senza alcun minimo criterio e ragionamento plausibile.

Dimenticavo, per chi ancora non lo sapesse, il giallo "La mossa del barbiere" è stato premiato con il 2° PREMIO al Festival Letterario GIALLO GARDA 2016, nella sezione ebook, organizzato fra gli altri dalla "patron" Laura Marsadri della Libreria Bacco Cantina Marsadri a Raffa di Puegnago sul Lago di Garda in provincia di Brescia.

Qui sotto l'estratto del giallo. 
Buona lettura.



" «Vivaddio, Cantagallo! Alla buon’ora!» esclamò, da dietro la sua scrivania, sentendolo arrivare. «È da ieri sera che la sto cercando per mare e per terra».
    «Questore, ieri sera mancava il segnale…».
    «Altro che mancanza di segnale! Qui è lei che mi deve mandare dei segnali di efficienza!» tuonò l’altro, con il suo sgradevole tono di superiorità. «Le mancava un telefonino nuovo, altroché! Ad ogni buon conto, Cantagallo, veniamo a noi. I gravi fatti accaduti ieri sera mi lasciano basito. Una governante barbaramente uccisa, una giovane innocente rapita e preda dei trafficanti di donne. Due efferati crimini in una sola notte! Siamo già sulla bocca di tutti! Per non parlare della campagna denigratoria che metterà in atto la stampa avversaria nei confronti della mia persona e della Questura. Sarò lo zimbello di tutta Castronuovo! Bisogna dare una risposta immediata agli organi d’informazione! Del resto, la soluzione del caso è lampante ed è sotto gli occhi di tutti! La mia attenta ricostruzione dei fatti indica chiaramente che si tratta di un crimine commesso dalla spregevole banda della “Tratta delle bianche” che imperversa da tempo in tutta la provincia…».
    «Questore, ma di questa banda che dice lei non si è mai sentito parlare e…» tentò di replicare Cantagallo, innervosito da certe frasi che non avevano né capo né coda. 
    «Non m’interrompa, Cantagallo! Quando lei parla, “Io” l’ascolto! Mi lasci concludere! Quando c’incontriamo, fra me e lei, è sempre così. M’interrompe e mette bocca con quei suoi modi contadini di interloquire! Non siamo mica delle comari sull’aia di una fattoria a battere il granturco! E poi questa inezia che lei dice: "Non si è mai sentito parlare, eccetera, eccetera", ma che importanza vuole che abbia! L’opinione pubblica non può essere messa al corrente di tutto quello che succede in Questura!».
    «Continui pure, Questore».
    Cantagallo era sfinito, esausto, da tutte quelle parole senza senso. E l'altro non aveva ancora finito.
    «Allora, dicevo, il basista della banda della “Tratta delle bianche”, quel tale Giolli, ha trucidato la domestica che si opponeva al crimine e ha così aperto la strada ai suoi complici che hanno rapito la ragazza. Il basista è stato lasciato sul posto per depistare la Polizia, mentre i criminali hanno portato a termine il loro piano con il rapimento della giovane innocente. Senza ombra di dubbio i criminali sono già oltre il nostro confine e hanno consegnato la giovane malcapitata al ricco nababbo che se la gode nella sua alcova coatta oltre frontiera. Noi, della Questura Centrale, archivieremo questo caso come “crimine maturato nell’ambiente della Tratta delle bianche, commesso da ignoti professionisti d’oltralpe che sono espatriati, sfuggendo alle maglie dell’Interpol”. Questo è quanto, ma non è tutto».
    E bravo Zorro, aveva imparato a memoria gli appunti di Garçia, e in meno di ventiquattro ore aveva risolto il caso. Al suo confronto, l’investigatore Ercule Poirot poteva andare a vendere i brigidini al mercato del paese.
    Il commissario se ne stava in silenzio: come una caffettiera sul fornello che prima non fa rumore e poi sbuffa a tutto vapore quando incomincia a uscire il caffè. Ma non era ancora il momento.
    Il Questore, imperterrito, continuava la sua arringa trionfale.
    «Tale efferato crimine, Cantagallo, se non fosse risolto in breve tempo, danneggerebbe molto la mia immagine anche dinanzi al popolo della mia contrada. Proprio ora che la data del venti di ottobre è ormai alle porte. Le ricordo che quella domenica, appena un mese dopo l’ultimo Palio dei somari, la città si addobba a festa per il ringraziamento alla Beata Vergine e grandi eventi sono previsti nella mia nobile contrada. Ad ogni buon conto, Cantagallo, dobbiamo porre in atto quanto abbiamo in nostro potere per tranquillizzare l’opinione pubblica. Si ricordi sempre quello che le dico. Siamo di fronte a un crimine irrisolvibile e, come dicevano i latini, che lei, Cantagallo, non ha conosciuto: "Ad impossibilia nemo tenetur". Cantagallo, non stia a lambiccarsi il cervello, gliela traduco io la frase: "Nessuno è tenuto a fare cose impossibili". Non possiamo, però, nemmeno stare fermi e questa è la versione che dobbiamo dare dei fatti accaduti, senza ombra di dubbio!».
    Tutto come sempre e non poteva essere altrimenti.
    Zorro aveva impacchettato la soluzione dell’indagine con quello che gli aveva detto Garçia.
    Il commissario non si scompose e prese dalla valigetta i suoi appunti.
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Furia cieca nel delitto di Collitondi: caccia all'assassino per Cantagallo


Nel consueto appuntamento settimanale vi propongo un estratto del giallo "Lo sguardo nel buio" pubblicato da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia, nell'indagine di Collitondi dove un uomo cieco è stato barbaramente ucciso in circostanze oscure e dalla dinamica che risulta apparentememente chiara: omicidio a scopo di rapina. La Questura di Castronuovo vuole insabbiare l'indagine e indirizza il commissario verso la pista delle "furie gialle". Per la Questura il cieco si è  trovato nel mezzo a uno scontro fra bande cinesi rivali malavitose per il predominio del territorio di Collitondi. 
Cantagallo non ci sta e mettere il bollo tondo su quella ipotesi senza senso del Questore Zondadari che come al solito è stato imbeccato dal vicario Bonadonna. In paese non si è mai sentito parlare di "furie gialle" e tutte i cittadini della comunità cinese erano persone perbene e benvolute da tutti. Il commissario però viene lo stesso convocato in Questura da Zondadari che gli deve esporre nei minimi dettagli l'ipotesi investigativa ufficiale delle "furie gialle" che metterà una pietra tombale sopra l'indagine di Cantagallo che non è appena iniziata si vuole fare concludere per non turbare gli animi della cittadinanza. 
Il commissario Cantagallo è atteso dal Questore ma prima si dovrà sorbire il sermone del vicario durante i consueti "preliminari" che Bonadonna impone al poliziotto per prepararlo al colloquio con il suo superiore.  

Ecco a voi, qui sotto, l'estratto del giallo. 
Buona lettura.




 "Cantagallo era arrivato con netto anticipo all’appuntamento con il Questore. Era il suo modo di arrivare in orario a tutti gli appuntamenti. Il commissario preferiva aspettare piuttosto che essere aspettato. Non solo questa era la ragione per arrivare in anticipo in Questura. Preferiva anticiparsi anche perché era sempre in agguato il vicario. Bonadonna, con la scusa di parlargli un "minuto", come diceva lui, lo teneva parecchio sull’uscio dell’ufficio per i famosi “preliminari”. Il vicario aveva l’abitudine di infarcirlo con le sue solite comunicazioni preliminari sull’indagine in corso, e poi lo congedava definitivamente senza dar modo al commissario Cantagallo di poter replicare.
    Stavolta, forse, il vicario era in ferie e non l’avrebbe scocciato con le sue consuete chiacchiere d’aria fritta. Ma gli tornò in mente una cosa. Come aveva fatto Fontanarosa a fare un occhio nero a Zondadari? L'avrebbe chiesto a Bonadonna se l'avesse incontrato e se fosse riuscito a dirglielo. Ma quel pomeriggio ne avrebbe fatto volentieri a meno dei "preliminari".
    Salì le scale che lo portavano al piano degli uffici del vicario e del Questore. A quell’ora il resto degli impiegati era in pausa pranzo e in Questura rimanevano solo poche persone. Arrivato al piano, aprì una porta di vetro smerigliato e iniziò a percorrere il lungo corridoio dove, in fondo, c’era l’ufficio di Zondadari. I suoi passi rimbombavano nel silenzio di quello stanzone e non passarono inosservati all’orecchio ben allenato del vicario che lo aspettava al varco nel suo bugigattolo.
    «Commissario? Commissario Cantagallo? È lei? Si avvicini, Cantagallo, che le devo parlare un minuto» fece la voce mielosa di Bonadonna da dietro la porta lasciata aperta del suo ufficio.
    Il commissario, consapevole del doppio appuntamento pomeridiano, si avvicinò alla porta del vicario come un malfattore medievale si avvicinava al ceppo della gogna.
    «Vicario, buonasera» disse asciutto Cantagallo, accennando un gesto di saluto con la mano e tentando di entrare nella stanza. Non fece nemmeno in tempo a sollevare il piede che fu subito fermato sulla soglia.
    «Buonasera, egregio commissario Cantagallo. No, rimanga pure lì, tanto non la trattengo più di un minuto. Il signor Questore la sta aspettando ed è un po', come si dice in questi casi, infervorato. Ma lo si può capire, dopo la lavata di testa di ieri del dottor Fontanarosa!».
    «Di che “lavata” si tratta, vicario?».
    «Si tratta della telefonata che il Sostituto Procuratore Fontanarosa ha fatto al signor Questore Zondadari dopo che lo stesso Procuratore era stato chiamato al telefono dal presidente Occhionero».
    «Ah, ecco, quell’Occhionero…».
    Ecco la spiegazione dell’occhio nero, pensò subito Cantagallo. Non si trattava dell’effetto di un cazzotto in faccia, ma del Presidente dell’Unione Ciechi della Val Marna.
    Intanto Bonadonna proseguiva il suo sermone.
    «Il presidente Occhionero dell’Unione Ciechi non "ci vedeva" dalla rabbia per il delitto di quel cieco ucciso a Collitondi. Era furibondo. Per non parlare dei quotidiani locali di stamani mattina. È in ballo la reputazione dell’intera Questura. I fatti sono noti e non possiamo perdere la faccia davanti a un’opinione pubblica che reclama i colpevoli. Purtroppo c’è stata una fuga di notizie. Certi particolari sono stati carpiti da dei giornalisti da strapazzo che ne hanno approfittato per titolare a nove colonne. Siamo alla gogna! Un episodio come tanti altri non può mettere alla berlina la Questura di questa città. Allora dobbiamo anticipare gli eventi e le anticipo che il signor Questore le comunicherà che il caso è risolto».
    Cantagallo ascoltava pazientemente e fra sé rimuginava. Il caso risolto?! E da chi?! Non c’era nemmeno uno straccio di una prova che fosse una per accusare qualcuno! Era sempre la solita storia. Garçia, il vicario, per i casi criminali di cui non sapeva dove andare a prendere il bandolo della matassa, elaborava delle pittoresche soluzioni che non avevano alcun fondamento. Poi le forniva su un fogliettino di carta a Zorro, il Questore, che puntualmente le ripeteva a mente o le leggeva di soppiatto a Cantagallo durante le riunioni.
    Garçia fece una pausa studiata: era il preludio alla formulazione della soluzione di quel caso.
    Cantagallo dissimulò una certa tensione e trattenne il fiato, anche perché, se l’avesse preso, l’avrebbe usato per mandare il vicario a quel paese.
    «Tutto è chiaro come il sole, commissario. In questa vicenda non c’è alcun lato oscuro. In questo delitto non c’è nessuna zona d’ombra. L’uomo è stato ucciso per una malaugurata coincidenza e niente più. La sua unica colpa è stata quella di passare di lì per puro caso. Si è trovato nel mezzo a una resa dei conti fra bande rivali della purtroppo nota malavita cinese che imperversa a Collitondi e in tutta la provincia. Gli ematomi sul corpo del cieco sono i chiari segni dei colpi di karatè ricevuti dalla vittima. Colpi mortali sferrati dai micidiali aggressori delle purtroppo note “furie gialle”, che ben conoscono le arti marziali orientali. La loro ferocia è stata fatale per quel povero malcapitato. Ormai quei criminali avranno già lasciato il paese e saranno chissà dove. Noi della Questura archivieremo questo caso come “crimine maturato negli ambienti della malavita cinese commesso da ignoti criminali orientali che sono espatriati sfuggendo alle maglie dell’Interpol” e niente più».
    Il commissario non parlava e il vicario continuava.
    «La situazione, lo capisce anche lei, è da prendere con le molle.  Malavita cinese, regolamento di conti fra bande rivali e uno sfortunato cittadino che ci rimette la pelle. Però non bisogna creare allarmismi. Si è perpetrato un delitto dai contorni oscuri, e abbiamo il sacrosanto dovere di fare sentire la nostra voce per rassicurare l’opinione pubblica. Dobbiamo intervenire, indicare i colpevoli, senza però allarmare le popolazioni, anzi cercando di sdrammatizzare quello che è avvenuto. Un limpido esempio di tale modo di comportarsi ci viene dai nostri saggi predecessori della Roma antica. I Romani castigavano i pericolosi mori addirittura ridendoci sopra e dicevano nella loro lingua latina: “Castigat ridendo mores”, frase che certamente conoscerà anche lei».
    Il commissario annuiva muovendo il capo ritmicamente, come quei canini finti che si vedono dietro il lunotto delle auto. Non credeva alle sue orecchie sentendo la valanga di bischerate che stava dicendo Bonadonna. Ma non volle controbattere in quella sede. L’avrebbe fatto dopo nell’ufficio del Questore, come faceva sempre. Non poteva perdere tempo e parole con quella specie di brutta controfigura d’impiegato ministeriale.
    Intanto il vicario proseguiva, non curante delle frasi latine che diceva a casaccio di cui non conosceva il significato e nemmeno capiva il senso.
    «E poi i nostri cittadini devono sapere che se accade un crimine: “Sine qua non”, ovverosia “Siamo qua noi”, come dicevano i latini e anche il signor Questore. Ora, la devo salutare. Si sbrighi, commissario, perché è già in ritardo. Buonasera» e concluse, sollecitandolo ad andare con il gesto delle mani.
    «Buonasera» salutò asciutto il commissario. Girò il sedere e si diresse verso la riunione col Questore.
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sabato 21 gennaio 2017

Segreti e omicidi per Cantagallo: l'indagine di Castiglioni Marina


In questo secondo appuntamento settimanale vi propongo in lettura una parte interessante e centrale del giallo "Segreto fra le righe", ambientato nel paese di mare di Castiglioni Marina.
Il corpo di uomo è stato trovato morto sugli scogli della Punta San Bartolomeo, il piccolo promontorio scoglioso vicino al paese di Castiglioni Marina. 
Per l'incapace e borioso dottor Lanzara, che non è un medico legale ma solo il medio del porto, si tratta di una morte bianca sul lavoro come ne accadono tante in paese. L'incompetente e impresentabile maresciallo Guerra, della Stazione dei Carabinieri in paese, chiede un "controllino" al commissario Cantagallo perché in casi di delitti precedenti il dottor Lanzara non ci aveva mai capito nulla sulle cause della morte della persona trovata morta. Ma soprattutto perché vuole pararsi il didietro dai provvedimenti che prenderebbe il Comando di Rosereto nei suoi confronti, spedendolo in una caserma sempre sul mare, ma in Sardegna.
Anche in questo delitto, Cantagallo capisce che in quella morte c'è qualcosa di strano e che occorre scoprire la verità alla svelta, anche perché non vuole sprecare le sue ferie con le indagini dei Carabinieri del paese. L'ispettore Bandini, "Bandino", collega del commissario è anche lui a Castiglioni per fare le ferie e gli dà una mano. Anche il maresciallo Tompetrini, il vice di Guerra, lo affianca nelle indagini e gli indica di informarsi con il parroco della chiesa in paese che può essere al corrente di qualche segreto sulla famiglia dell'uomo trovato morto. 
Cantagallo, Bandino e Tompetrini decidono di andare a fare due chiacchiere col prete. 
E le sorprese non sono ancora finite per il commissario Cantagallo...

Buona lettura, con i gialli del commissario Cantagallo pubblicati da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia.

Ecco a voi l'estratto dal giallo.



"  I tre sembravano una delegazione ministeriale in visita ufficiale al segretario del Papa.
    «Buonasera don Massimo e “Sempre sia lodato” anche a lei. Siamo qui per sapere se è a conoscenza di fatti che riguardano la famiglia Corsi, quella del muratore morto. Lei aiuta le famiglie in crisi, i giovani disoccupati, gli anziani che hanno bisogno di compagnia. Molte persone si rivolgono a lei per avere un consiglio utile o solo per scambiare delle idee. Non nega mai un colloquio a nessuno. Se sa qualcosa della famiglia Corsi, ce lo dica. Può essere utile per capire se il Corsi sia stato ucciso da qualcuno che aveva dei conti in sospeso con lui.»
    Don Massimo rimase per qualche minuto in sacerdotale silenzio, rifletteva tenendo sollevati gli occhi verso l’alto.
    Bandino, da buon chierichetto osservante, si mise anche lui ad osservare lo stesso punto indefinito che fissava il prete. Ma l’espressione dipinta sul volto del buon chierichetto non era molto riflessiva, semmai abbastanza scocciata. Bandino, con un alito di voce, stava per dire religiosamente: “Ma che cazzo sta guardando?”.
    Cantagallo che del buon chierichetto conosceva anche l’animo da curato di campagna, avvezzo alla predica come alla parolaccia, troncò la domanda sul nascere e assestò, non visto dal prete, una gomitata nel fianco di Bandino proprio nell’istante in cui stava per aprire la bocca.
    Poi il sacerdote staccò lo sguardo dal soffitto e parlò.
    «Seguitemi in sagrestia, staremo più comodi» e si diresse verso il locale attiguo alla zona dell’altare della chiesa.
    La sagrestia non era una stanza molto grande. Sulla destra si aprivano altri due locali: uno, più piccolo, che doveva essere lo spogliatoio per i chierichetti e l’altro, più grande, che doveva servire al sacerdote per cambiarsi prima di officiare la messa. Sulla sinistra c’era una porta che immetteva in una specie di retro della sagrestia, dove un secondo accesso consentiva di entrare dalla parte retrostante della chiesa. Alle pareti della sagrestia c’erano dei mobili antichi, tutti ben tenuti, e la sagrestia era in un buono stato di manutenzione: sembrava che fosse stata ristrutturata da poco. Doveva essere stata imbiancata di recente perché si sentiva sempre l’odore d’imbiancatura sulle pareti.
    Cantagallo notò subito questo particolare, ma non volle dire niente.
    Tompetrini avvertì quell’odore e fece una domanda al prete.
    «Don Massimo, avete rinnovato tutto quanto? Si sente un odore di muri appena imbiancati.»
    «Sì, maresciallo» si affrettò a dire il sacerdote. «La scorsa settimana, in verità, ho fatto sistemare la sagrestia proprio dal povero Daniele. Daniele era un bravo muratore. Ha spostato tutti i mobili, ha stuccato i muri, ha imbiancato tutto e poi ha rimesso a posto tutto, da solo. Ha fatto proprio un bel lavoro. Ora la sagrestia sembra nuova. Avevo deciso di fargli fare questo lavoro perché Daniele aveva bisogno di lavorare. Conosco molto bene la famiglia Corsi, in verità.»
    Cantagallo e Bandino ascoltavano il prete in silenzio. Il prete era un uomo di poco più giovane di Cantagallo, più alto di lui, di corporatura robusta, possente e atletico, con una barba incolta e lunga che lo faceva assomigliare a un frate francescano: indossava dei sandali senza calze, proprio come quelli di Assisi. Sembrava una persona dinamica e attiva: un prete d’assalto per i moderni giovani d’oggi. Al collo aveva un cinturino porta-cellulare colore nero-tonaca con il suo telefonino appeso: modernissimo e ultrapiatto. Un piccolo ciondolo lucente era agganciato al telefonino e pendeva dalla parte alta. Cantagallo osservava incuriosito quell’oggetto, non riusciva a capire cosa fosse, poi lo capì. Era un segnalatore di telefonate in arrivo: s’illuminava quando arrivava una telefonata.
    E bravo il nostro prete tecnologico! Pensava il commissario. Appassionato di telefonini modernissimi e costosissimi, maniaco dei messaggini e con tanto di ciondolo avvisatore luminoso! Un prete senza dubbio al passo coi tempi, ma con quel cellulare al collo…
    Intanto il sacerdote proseguiva.
    «Per tornare a quello che mi chiedeva poco fa, in verità, le posso dire che la moglie di Daniele mi ha confidato che il marito, la sera dopo cena, usciva per andare al bar con gli amici, giocava a carte, frequentava persone poco raccomandabili, e beveva, con tutte le conseguenze che, in verità, ci possiamo immaginare tutti…»
    «Quali?» lo interruppe il maresciallo.
    «In verità, chi frequenta delle cattive compagnie percorre sempre la strada del peccatore» pontificò il prete. «Io penso che ieri notte delle persone poco di buono devono aver convinto il muratore a seguirlo su quel costone per delle faccende che non oso immaginare. Poi deve essere scoppiata una lite e quelli l’hanno buttato giù!» e concluse.

    E bravo il nostro prete cha fa pure l’investigatore! Pensava di nuovo il commissario. "




Tappeti e delitti per Cantagallo: l'indagine di Collitondi


Questa settimana vi propongo in lettura una parte interessante e centrale del giallo "Un vecchio tappeto persiano", ambientato nel paese di Collitondi. 
Nella notte sono stati compiuti due furti in paese ma sono anche stati uccisi gli autori degli stessi furti che sono stati trovati con la testa spaccata in un piazzale della zona industriale alla periferia del paese. Molta della refurtiva è stata ritrovata in un furgone che era parcheggiato nel piazzale vicino ai corpi dei due ladri. Non si tratta di ladri professionisti, ma di due disgraziati che vivono di espedienti per campare e che sembrerebbero stati reclutati dal mandante dei furti che, per fare sparire le proprie tracce, li avrebbe uccisi. Questo è al momento quello che pensano i poliziotti del commissariato.
Nella refurtiva rinvenuta nel furgone, un oggetto particolare ha attratto l'attenzione del commissario Cantagallo: un vecchio tappeto persiano. 
Nell'estratto proposto qui sotto. sta iniziando la riunione nella stanza da lavoro del commissariato, dove davanti alla sua squadra, il commissario Cantagallo illustrerà i fatti conosciuti fino a quel momento del doppio furto e del duplice omicidio. 
I poliziotti però non sanno che i delitti in paese sono solo iniziati...

Buona lettura, con i gialli del commissario Cantagallo pubblicati da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia.

Ecco a voi l'estratto dal giallo.


"Indubbiamente il tappeto era molto bello e di questo anche i due ladri se ne dovevano essere accorti: doveva avere un grande valore.
     Ma chissà poi perché era stato abbandonato nel furgone?
    Baccio depose accanto al tavolo il materiale prelevato dall’archivio e consegnò al commissario le informazioni che la Questura aveva raccolto sulle due vittime. Il commissario, come di consueto, rimase in piedi e prese la parola per primo.
    «Riassumo i fatti relativi al doppio furto e al duplice omicidio che sono avvenuti ieri notte a Collitondi. Prima di tutto i furti. I due furti di oggetti preziosi sono avvenuti nella casa della famiglia Trosino, una villa in località Ginestreto sul Colle al Vento, e in quella della famiglia Contestabile, un appartamento in via Cavour 12. I ladri hanno portato via molti oggetti di valore. Hanno fatto il furto con una specie di “lista della spesa” degli oggetti da rubare. Ma ne hanno rubati anche altri che non erano segnati nelle liste. Le liste erano due, una per ogni famiglia derubata. Ogni lista era dettagliata e scritta al computer e non a mano. In una lista erano descritti dei tappeti di valore nei minimi dettagli. Ma questo non è l’unico particolare di quanto è accaduto. Andiamo per ordine. Le liste sono state rinvenute in un vano interno del cruscotto del furgone utilizzato dai ladri per fare i furti e che è stato ritrovato nel piazzale della fabbrica di mozzarelle dei Vallario, in località Piana dei Platani. E qui veniamo ai delitti. Ieri notte quel furgone ha insospettito i colleghi della Municipale che si sono avvicinati al mezzo e hanno fatto la macabra scoperta. Dietro il furgone c’erano i corpi dei ladri morti ammazzati in una pozza di sangue. Avevano tutti e due il cranio sfondato. L’assassino ha utilizzato come arma il piede di porco che i ladri hanno usato per scassinare le case. La dinamica del doppio delitto è stata spiegata dal dottor Baglioni e non lascia spazio a dubbi. I ladri sono stati uccisi da una persona alta mentre davano le spalle al loro assassino. Da un esame del cruscotto del furgone sembra che l’assassino abbia cercato invano le liste che aveva consegnato ai ladri. Il vano interno del cruscotto è stato rovistato, segno evidente che quelle liste erano importanti per lui o comunque rappresentavano un elemento di collegamento fra lui e i ladri. Altro particolare è che nel furgone abbiamo rinvenuto, in grandi sacchi della spazzatura, parte della refurtiva. Perché l’assassino ha lasciato alcuni oggetti rubati nel furgone? Non ha fatto in tempo a prenderli? Non gli interessavano perché non erano segnati nelle liste? Un ulteriore dettaglio particolare è relativo ai tappeti rubati. Perché rubare dei tappeti pregiati del valore di centinaia di migliaia di euro? Nei furti negli appartamenti, in genere, rubano oggetti d’oro, denaro contante, gioielli, televisori, stereo, eccetera, ma mai, dico e ripeto mai, mi è capitato di vedere un furto strano come questo. In questo caso il mandante del furto consegna la lista degli oggetti da rubare e fra questi ci sono dei tappeti che sono difficili da smerciare fra i normali ricettatori. Poi, per cause ancora da accertare, nell’incontro fra il mandante e i due ladri qualcosa va storto. Il mandante decide di ucciderli. Forse non in modo premeditato perché utilizza come arma il piede di porco usato per forzare il portoncino. L’arnese da scasso insanguinato è stato trovato sul luogo del delitto, nel prato vicino al piazzale della fabbrica dei Vallario e su di esso non sono state rilevate impronte digitali. Ultimo fatto strano è il tappeto persiano che è stato rinvenuto nel furgone. Non era fra quelli delle liste. È stato rubato per sbaglio? Il succedersi degli eventi non ci ha permesso di essere presenti tutti sullo stesso luogo del crimine. Allora la vice, Bandino e Razzo ci riferiranno quello che sanno a proposito dei furti nelle case. I Trosino e i Contestabile hanno fatto la loro denuncia stamani e si recheranno alla Questura di Castronuovo per controllare la refurtiva. Bandino avrà l’onore di riferirci quanto gli è stato detto dalla Brogioni, ribattezzata dalla vice come la “signora Omicidi”. Ho preferito fare parlare la Brogioni con Bandino invece che con Razzo perché spesso i suoi modi sbrigativi ma efficaci, avrebbero potuto turbare la signora. Razzo non me ne volere a male.»
    «Non ci sono problemi» si schermì lui. «Tanto a fare il contropelo alla gatta della Brogioni ci ha pensato Baccio» fece subito Razzo, girando lo sguardo verso il collega.
    Baccio di tutta risposta annuì scuotendo la testa e facendo un sorriso che gli arrivava quasi agli orecchi.
    Il commissario intanto proseguiva il discorso.
    «Vi ricordo che la Brogioni, o meglio, la sua gatta ha scoperto il furto dai Contestabile intrufolandosi dentro il portone aperto della loro casa. Come vedete, non ho potuto ancora sistemare tutti gli indizi di questi delitti. Molti reperti sono arrivati poco fa dalla Questura di Castronuovo e sono giunti fino a noi grazie al “carrellino quasi nuovo in lega quasi leggera” del nostro Baccio. Questa volta dobbiamo ringraziare anche i colleghi della Questura che hanno lavorato un po’ per noi e ci hanno fornito le informazioni dei due ladri ammazzati. Ora tocca agli altri. Ricordo a tutti di essere sintetici perché alle una e un quarto arriva il mio pranzo e alle due devo essere dal Questore. Intanto leggo i dati dei ladri e poi ne parliamo.»
    La prima parte della maratona oratoria introduttiva di Cantagallo si era conclusa. Il commissario si mise a sedere. "



giovedì 19 gennaio 2017

10 anni di indagini di Cantagallo: il video


Il video dei 10 anni delle indagini del commissario Cantagallo, pubblicato per la prima volta nel novembre del 2007 da Lalli Editore di Poggibonsi e continuato a pubblicare nel 2014 in ebook e cartaceo da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia. 
Tante immagini, curiosità e notizie sui gialli e sul loro autore. Con in più le novità che ci saranno nel 2017.

Buona visione a tutti voi.





domenica 15 gennaio 2017

Omicidio in diretta per Cantagallo: anteprima del primo capitolo


Come promesso ieri, sono di nuovo qui per proporvi, nell'anno dei 10 anni delle indagini del commissario Cantagallo, la lettura di alcuni estratti dei gialli, sperando di farvi cosa gradita.

Il giallo che propongo oggi è l'ultimo pubblicato in ordine di tempo, si tratta dell'indagine online su facebook che s'intitola "OPERAZIONE MATRIOSKA per Cantagallo" pubblicato nel 2016. Il giallo è molto particolare perché, per i pochissimi (si fa per dire) che ancora non lo sapessero, è scritto come se fosse stato postato su facebook, con i resoconti del commissario, i commenti degli "amici" del commissario che per la prima volta o poco più si affacciano in questo mondo virtuale. Ecco a voi l'anteprima del primo capitolo del giallo toscano 100% ambientato a Collitondi fra le verdi colline del Chianti che tutto il mondo c'invidia. 

Il commissario Cantagallo ha appena ricevuto la comunicazione dal Questore che dovrà essere il "portavoce" del commissariato nell'iniziativa nazionale "Commissariato on-line" fortissimamente voluta dal Giudice Fontanarosa, sollecitata dal Ministro dell'Interno e comunicata a Cantagallo vicino alle feste di Natale. Cantagallo era stato scelto perché una signora particolare, la moglie del Giudice Fontanaosa, lo aveva designato in quel ruolo perché secondo lei Cantagallo aveva proprio una bella voce e siccome doveva fare da "portavoce" non c'era poliziotto migliore di lui. Cantagallo non capiva granché quella scelta che gli rompeva molto le scatole, anche perché nella diretta facebook non doveva parlare, ma scrivere. E questa era la cosa che lo preoccupava di più.

Buona lettura!



"A sostegno del "portavoce" Cantagallo, Fontanarosa aveva rimarcato che Semboloni parlava come una cornacchia mentre Cantagallo aveva una "gran bella voce". La sua dote vocale era stata legittimata dalla moglie di Fontanarosa, la signora Gigliola Capodimonte, che vedendo le interviste a Cantagallo al tg regionale aveva detto al marito: "Ma lo sai, Ferruccio, che questo Cantagallo è proprio un gran bell'uomo e ha una gran bella voce". Quindi con il via libera della “first lady” della Procura, Cantagallo era stato scelto per quell'operazione molto delicata e della massima urgenza.
    Cantagallo non capì cosa c’entrasse la sua voce con la diretta su facebook, visto che doveva scrivere e non parlare, ma non volle puntualizzare questo fatto per non apparire scortese nei confronti della signora Capodimonte.
    Il Questore gli comunicò che non doveva porre tempo in mezzo e mettersi subito a disposizione per questa operazione che coinvolgeva i massimi livelli della Questura. 
    In tutta quella valanga di parole, Cantagallo non aveva ancora capito cosa dovesse fare come "portavoce".
    Poi il Questore glielo comunicò e il commissario ammutolì. 
    Si trattava di descrivere in diretta su facebook le fasi salienti di un’indagine poliziesca, obbligatoriamente di un delitto. Il Questore sottolineò che a Fontanarosa la cosa premeva moltissimo. Anche perché aveva già speso la parola col Ministro dell'Interno che entro la fine dell’anno avrebbe impiegato un commissariato di zona come “pilota” del progetto “Commissariato on-line”.
    Fontanarosa aveva indicato che il commissario Cantagallo era il poliziotto più adatto a quell'attività moderna e al passo coi tempi. Negli ultimi anni era salito alla ribalta della cronaca dei giornali locali per aver risolto casi di delitti complicati. Cantagallo era il commissario del momento e non poteva tirarsi indietro. Il Questore aveva indorato la pillola aggiungendo che, secondo i sondaggi pubblicati dalla rubrica settimanale “Donna più” del Corriere di Castronuovo, era diventato un idolo per le donne di ogni età della provincia castrese. La rubrica, curata dall’invadente e conturbante giornalista Tiziana Bonazza, aveva decretato come “Poliziotto dell’anno” il commissario Cantagallo.
    Il Questore lo aveva messo alle strette e Cantagallo aveva capito che sarebbe stato difficile rifiutare.
    Il commissario, comunque, non rinunciò a difendersi e cercò di opporsi su tutta la linea. Lui era un poliziotto e non uno di questi tipi che scrivono di tutto su internet perché non hanno niente da fare dalla mattina alla sera. Ma invano.
    Zondadari invocò la ragione di Stato, lo spirito di sacrificio e pure la moglie di Fontanarosa che ci teneva tanto.    
     Così, dopo le solite schermaglie, dovette accettare “obtorto collo”, per dirla con un latinismo del Questore, la diretta su facebook dal commissariato.
    Il commissario decise di parlare di un'indagine in corso. Avrebbe descritto i fatti di un delitto avvenuto in paese la settimana prima. Avrebbe esposto sul web i dettagli investigativi di ciò che sarebbe stato riportato sulla carta stampata dai quotidiani locali.
    Il commissario concordò col Questore che per l’indagine di quel delitto gli occorreva almeno una settimana e di conseguenza si sarebbe collegato per tre giorni in modo da portare a termine il sospirato progetto di Fontanarosa.
    Zondadari però disse che, oltre a questo, Cantagallo doveva esaudire una richiesta particolare di Fontanarosa. Il Sostituto voleva che in ogni diretta fosse descritta una ricetta.
    Il commissario capì che anche quella era una richiesta della moglie di Fontanarosa.
    Il Sostituto temeva gli ascolti bassi dell’evento e si era premunito. La ricetta doveva essere presente, così come avviene in tante trasmissioni televisive, perché le ricette facevano sempre “ascolti” con le signore di ogni età. 
    Cantagallo tentò di opporsi in tutti i modi a quella cosa ridicola. Era un commissario e non un cuoco come Vissani. Non poteva mettersi a scrivere un ricettario in diretta solo perché voleva così Fontanarosa.
    Ma non ce la fece ad averla vinta.
    Zondadari fu irremovibile e lo minacciò per l’ennesima volta di trasferirlo baracca e burattini all’Ufficio Stranieri della Questura di Castronuovo. Poi il Questore chiuse definitivamente la questione ma scoprì le carte. Sentenziò che era stata proprio la moglie di Fontanarosa ad aver insistito tanto perché la ricetta fosse trasmessa nella diretta.
    Cantagallo capì che era un'offerta che non poteva rifiutare e accettò di malavoglia. Si convinse che qualcosa si sarebbe inventato o che qualcuno l’avrebbe aiutato. Poteva chiedere alla signora Romina del ristorante Attanasio e anche a Razzo, il cuoco dilettante della squadra.
    Cantagallo si preoccupava anche di come avrebbe descritto l'indagine. Era tanto che non scriveva più rapporti: rileggeva quelli scritti dai colleghi. Comunicava a parole con il Questore, mai per scritto. Non era un frequentatore di social network, non mandava messaggini e aveva rapporti occasionali col telefonino.
    Non era nemmeno una persona cui piacesse scrivere. La scrittura lo costringeva a rispettare le regole grammaticali, che non sopportava fin dalle scuole superiori. Preferiva leggere.
    I temi non erano mai stati il suo forte e aveva una profonda avversione verso tutto quello che doveva scrivere basandosi su un argomento che gli fosse stato indicato da altri.
    Per evitare brutte figure grammaticali, si fece dare una mano da un'amica di famiglia: la professoressa di Italiano Elisa Bonavita. La professoressa, già presente su facebook per socializzare con i suoi studenti, si sarebbe collegata nei giorni delle dirette. La professoressa stabilì che avrebbe cliccato su “Mi piace” per le frasi scritte in italiano corretto, altrimenti lo avrebbe chiamato subito al telefono per dirgli l’errore e fargli modificare quello che aveva scritto.
    Cantagallo fu costretto a confrontarsi di nuovo con una specie di tema a sfondo poliziesco. La prova scritta fu superata e, tranne qualche errore veniale, il commissario riuscì a ottenere la sufficienza.
    Poi dovette risolvere il problema “facebook”.




sabato 14 gennaio 2017

Delitto in Sicilia per Cantagallo: anteprima del primo capitolo



Nell'anno dei 10 anni delle indagini del commissario Cantagallo vi propongo in lettura alcuni estratti dei gialli, sperando di farvi cosa gradita.

Ho visto che fra i tanti post, sono stati letti molto quelli del giallo "LA DONNA COL MEDAGLIONE" pubblicato nel 2016 e quindi ho deciso di iniziare da questo. Ecco a voi l'anteprima del primo capitolo del giallo siciliano ambientato fra le località di Ramacca e Grammichele, nel cuore della Sicilia. I Cantagallo si preparano alla partenza per l'isola ma al commissario gli casca l'occhio su un telegramma particolare.

Buona lettura!

 


"  Era sempre mattiniero il commissario Cantagallo.

    Per lui il sorgere del sole del mattino era come lo scoppio del tappo dello spumante: subito potevi assaporare una bella aria frizzante che poi, col passare delle ore, svaporava e perdeva briosità.

    Quella mattina d'inizio settembre si era alzato prima del solito ed era già pronto per la partenza. Gli altri no. Iolanda era nella camera piccola e finiva di riempire il trolley del figlio perché c’entrasse tutto, dall’aspirina al golfino. Luigi, un ragazzo sveglio di undici anni, nella stessa stanza riempiva meticolosamente il proprio zainetto, dal contenuto sconosciuto e inviolabile.

    Cantagallo si ricordò di prendere un libro giallo di Nero Wolfe, il suo investigatore preferito, che voleva leggere durante le ferie. Era un po’ che si riprometteva di iniziarlo ma negli ultimi giorni gli era mancato il tempo. Lo prese dalla libreria del soggiorno per metterlo in valigia. Mentre lo prendeva, dalle ultime pagine scivolò fuori un pezzo di carta. Era un vecchio telegramma che chissà perché era finito lì e chissà quando. Chiese alla moglie. Iolanda non si ricordava come ci fosse finito. Sapeva però che glielo aveva spedito qualche mese fa una sua cugina dalla Sicilia per dirle com’era andata a finire la faccenda travagliata dell’eredità del cugino buonanima, Gesualdo Milazzo. Intanto Cantagallo lo rileggeva.

    «"FINIU A CICHIRI E PIATTINI", ma che vuol dire? E poi come fai a sapere che te l'ha scritto la tua cugina? Qui c'è riportato solo l'indirizzo dell'ufficio postale di un posto che si chiama Montedoro».

    «Angelo, è siciliano. Vuol dire: “È finita a tazzine e piattini”. Mia cugina Rosetta è di Montedoro, in provincia di Caltanissetta, e si vede che lo ha spedito da lì. Rosetta lo dice sempre in certe circostanze per far capire che, alla fine, è andato tutto bene. Devi sapere, che in Sicilia si dice così quando, dopo aver vissuto una circostanza negativa, il sedersi davanti a "cichiri e piattini", cioè davanti a "tazze e piattini da caffè", è una consolazione perché il caffè piace a tutti e riconcilia con la vita». 

    «Neanche la Scientifica di Castronuovo avrebbe potuto fare di meglio con questo telegramma in mano da decifrare!».

    «Ognuno ha il proprio modo di comunicare. Io e Rosetta ci capiamo così. Col siciliano si possono dire cose che hanno molti significati».

    «Ma perché ti ha fatto un telegramma? Poteva chiamarti col telefonino».

    «Rosetta è un po' particolare e anche all'antica. In certe circostanze preferisce fare un telegramma. Le sembra che così quello che dice è più importante. E il telefonino non ce l’ha».

    «Boh!».

    Cantagallo non aveva capito granché ma non gli interessava neanche l'argomento: non doveva passare il tempo a capire i perché e i percome dei telegrammi in siciliano. Lasciò il telegramma su un mobile del corridoio e ritornò nella camera grande. Appoggiò il libro nella sua valigia e la osservò. Era talmente piena che per cercare qualcosa si sarebbe dovuto buttare all’aria tutto. E gli venne un dubbio. "




10 anni del commissario Cantagallo: da Lalli a Cavinato



     Il personaggio del commissario Cantagallo compare nel mondo editoriale nel novembre del 2007 grazie al direttore Antonio Lalli della Casa Editrice Lalli Editore di Poggibonsi, con i gialli «Dentro un vicolo cieco» (le indagini "di paese") e «Omicidio sotto il sole» (le indagini "di mare")
Nel novembre 2014, con gli ebook «Un vecchio tappeto persiano» (dei gialli "di paese") e «Segreto fra le righe» (dei gialli "di mare"), Fabio Marazzoli ha iniziato a pubblicare i gialli della stessa serie grazie al dottor Cristian Cavinato, della Cavinato Editore International di Brescia. Negli anni successivi sono seguiti altri gialli in ebook e cartaceo sempre pubblicati dallo stesso editore bresciano.

    Per la prima volta, nel 2014, il personaggio toscano del commissario Cantagallo varca i confini della sua regione d'origine per giungere in Lombardia nella città detta la "Leonessa d'Italia". Qui ripropone ciò che è piaciuto in Toscana: il carattere simpatico e caparbio, la tecnica d'indagine per comporre il "mosaico criminale", i preliminari con il logorroico vicario Bonadonna detto "Garçia", i confronti aspri a colpi di frasi latine e proverbi toscani con il Questore Zondadari detto "Zorro", e i suoi pranzi di lavoro al ristorante "Attanasio" con le passeggiate digestive lungo il fiume insieme a Bandino e Razzo. Cantagallo non è un solitario, non ama i cani sciolti e preferisce prendere le decisioni solo dopo averne parlato attentamente con la sua squadra. Tutti i ragionamenti criminali devono passare anche attraverso i colloqui con i suoi colleghi poliziotti, tanto abili quanto arguti ma sempre vicini alle persone del paese. Come lo è anche il loro commissario. Angelo Cantagallo infatti è "uno di noi" perché non solo è un ottimo poliziotto ma è anche un uomo apprezzato in tutto il paese per le sue doti umane. E a ricordarglielo c'è la vedova Valeriana Faraoni che ogni settimana cucina per i poliziotti del commissariato un piatto fragrante a sorpresa per pranzo.

    Cantagallo non ha solo una grande umanità ma anche un fiuto poliziesco particolare per scoprire i criminali. E ha anche una grande perspicacia per capire gli indizi dei crimini. Sembra strano, ma certe volte gli oggetti “parlano” a Cantagallo. Non in modo chiaro e udibile da tutti, certamente. Semmai ognuno di loro parla con un proprio linguaggio che deve essere bene interpretato, per essere compreso nel modo giusto. Ogni oggetto parla una lingua ai più sconosciuta, ma che può benissimo essere compresa da un abile investigatore. Un bravo poliziotto così è in grado di fare da “interprete” e può interpretare il significato di quello che un oggetto vuol dire. Sta al commissario e ai suoi uomini capire il linguaggio degli oggetti raccolti durante un'indagine, decifrarne il messaggio e scoprire il vero contenuto, che contribuisce alla soluzione di un omicidio. Perché ogni traccia, ogni prova parla con il suo linguaggio: questo è quello che ricorda ai suoi colleghi. Infatti gli oggetti della scena del crimine sono quelli che lui definisce come i "testimoni silenziosi". Cantagallo cerca sempre di migliorare la propria tecnica di analisi dei fatti criminali. Ogni pezzo del “mosaico criminale”, come dice lui, deve avere la sua collocazione precisa. Il commissario inquadra ogni crimine in quello che definisce come il “mosaico criminale”. Ogni indizio è come il singolo pezzo di un mosaico che deve essere composto per scoprire il colpevole. La tecnica d’indagine è particolare: è seguita ogni traccia e ogni indizio, che per Cantagallo costituiscono le tessere di un “mosaico criminale”. Completato il “mosaico”, l'indagine è risolta e l’omicida smascherato. Per rafforzare tale concetto, nel suo ufficio, dietro la scrivania, ha attaccato al muro una stampa della riproduzione del mosaico della “Battaglia di Isso”. Il mosaico ha un significato ben preciso perché rappresenta l’intelligente vittoria di Alessandro Magno sul re persiano Dario. Il persiano volle affidare la sua vittoria solo al gran numero di uomini, ma fu sconfitto perché la forza numerica si trasformò in una debolezza operativa. Alessandro Magno invece vinse con un minor numero di uomini grazie alla loro intelligenza e alla sua tattica. Questo è un concetto caro anche a Cantagallo che si è dotato di un piccolo “esercito” di pochi, abili e fidati colleghi. Per il commissario Cantagallo tutte le ipotesi devono essere suffragate da prove certe e incontrovertibili. Il commissario analizza i fatti nella sua "stanza da lavoro", il vero e proprio laboratorio investigativo del commissariato. Cantagallo cerca sempre di ricostruire il luogo in cui è avvenuto il crimine e prende in considerazione ogni piccolo dettaglio: visiona anche il filmino girato sul luogo del delitto per immedesimarsi meglio nella scena in cui si è svolto l’omicidio. Il commissario è molto attento al luogo del crimine: indossa sempre e fa indossare ai suoi colleghi guanti mono uso per le mani e scarpini in plastica sopra le scarpe, per non contaminare l'ambiente. Sulla scena del crimine si confronta con il medico legale e amico dottor Baglioni, detto "Stroncapettini", anche lui molto rigoroso nella salvaguardia del luogo in cui si è svolto un delitto. La tecnica d'indagine del commissario Cantagallo è infallibile e con un colpo di genio finale riesce sempre a incastrare il colpevole e a farlo confessare.

                  Ma questo e non solo questo fa parte delle indagini del commissario Cantagallo.

Della serie del commissario Cantagallo
pubblicati da Lalli Editore
 
Dentro un vicolo cieco
Omicidio sotto il sole
 
pubblicati da Cavinato Editore International
 
Un vecchio tappeto persiano
Segreto fra le righe
Lo sguardo nel buio
 La mossa del barbiere
La donna col medaglione
«Operazione Matrioska» per Cantagallo

        I prezzi dei gialli sono alla portata di tutti e li potete trovare nelle migliori librerie online.



domenica 8 gennaio 2017

L'investigatore Tombolo: "Calma e gesso!"


Tombolo non era un investigatore per scelta ma per necessità, col passare degli anni aveva scoperto di essere un investigatore in gamba e se risolveva certi casi intricati, si stupiva lui stesso.  Gli piaceva essere chiamato “detective”. Col passare del tempo si era reso conto di avere un vero e proprio fiuto innato per stanare i colpevoli e gli assassini, in questi casi la famiglia della persona uccisa lo incaricava di indagare privatamente sui fatti accaduti per scoprire il colpevole dopo che i Carabinieri non erano riusciti a scoprire nulla. 
I casi da risolvere gli piombavano sul tavolo direttamente nella sua agenzia investigativa di Spaccabellezze ma l'investigatore Marino Tombolo non si affannava perché sapeva che sarebbe riuscito a venirne a capo prima o poi. Ci avrebbe ragionato sopra con calma mentre si ciucciava un bel chupa chups al gusto melon soda. 
Calma e gesso erano la sua regola. Ragionamento e tattica erano la sua forza.   
Tombolo era molto ospitale e divideva il suo appartamentino confortevole con Casimiro, un placido gatto soriano, scapolo e grassoccio come lui, migrante da chissà quale tetto e ormai da qualche mese nell’organico della “mansardina”, come la definiva lo stesso Tombolo. Acqua e croccantini non mancavano mai e così Casimiro da migrante si era accasato in quel piccolo angolo di mondo.  
Tombolo era anche un tipo ruvido in certe situazioni ma in altre sapeva essere cordiale e socievole, uno scapolo attempato non per scelta ma per necessità. Diplomatosi col massimo dei voti al liceo classico, si era dovuto inventare quel mestiere d’investigatore privato per sbarcare il lunario e portare a casa uno stipendio decente. Non era un investigatore per passione ma per necessità. Gli sarebbe piaciuto fare il maestro elementare. Poi, col passare degli anni, aveva scoperto di essere un investigatore in gamba e se risolveva certi casi intricati, si stupiva lui stesso. Si era reso conto di avere un vero e proprio fiuto innato per stanare i colpevoli e, nelle rare volte, gli assassini.

Del resto: “Il cliente ha quasi sempre ragione”, come indicava una targhetta di legno attaccata sotto la licenza dell’agenzia investigativa incorniciata alle spalle della scrivania.




I gialli dell'investigatore Tombolo sono pubblicati in ebook e cartaceo da Cristian Cavinato

della Cavinato Editore International di Brescia e li trovate in tutte le librerie online.


                        Qui sotto ci sono i link per la libreria IBS.it. Buona lettura a tutti voi.


                             https://www.ibs.it/ebook/autori/%20Fabio%20Marazzoli


                                    https://www.ibs.it/libri/autori/Fabio%20Marazzoli