giovedì 1 dicembre 2016

"Zampa di gatto, coda di manta e corna di gazzella. I casi dell'investigatore Tombolo": un nuovo e singolare giallo toscano


I gialli dell'investigatore Tombolo (per i distratti, ricordo che i casi dell'investigatore Tombolo sono stati scritti sempre da me medesimo e publicati dalla Casa Editrice CAVINATO EDITORE INTERNATIONAL del dottor Cristian Cavinato di Brescia) sono gialli singolari perché il personaggio del detective (così si definisce lo stesso investigatore Marino Tombolo) è un uomo ruvido e solitario che per i casi della sua agenzia si fa aiutare da un giovane cuoco a domicilio, Prospero Buontempo, che si muove per il paese costiero di Spaccabellezze con il suo Apone carrozzato "Shanghai Cuki Express. Ti cucino per le feste!".
L'investigatore Tombolo vuole fare bene il suo lavoro e non sopporta le brutte figure che lo porterebbero ad essere preso in giro dal maresciallo Busonero, carabiniere suo rivale nelle indagini del paese e nelle vicende amorose con la solare Rossella Sirena, eterna fidanzata-amica del duro investigatore toscano. Tombolo non cerca casi sensazionali, non vuole risolvere casi internazionali, non ne ha la voglia e neppure l'età. Vuole poche beghe, casi facili da risolvere, senza doversi sforzare troppo. A lui basta che il cliente sia contento del suo lavoro, gli dia un buon anticipo per iniziare a lavorare, facendosi pagare bene con il saldo per arrivare tranquillo alla fine del mese. 
I casi da risolvere gli piombano sul tavolo direttamente nella sua agenzia investigativa di Spaccabellezze ma l'investigatore Marino Tombolo non si affanna perché sa che riuscirà e venirne a capo prima o poi. Ci ragionerà sopra con calma mentre si ciuccia un bel chupa chups al gusto melon soda.
Calma e gesso sono la sua regola. Ragionamento e tattica sono la sua forza.
Questi sono i collaudatissimi metodi dell'investigatore Tombolo per risolvere certi strani casi che accadono a Spaccabellezze, un pittoresco paesino di pescatori della Toscana del sud.   

Qui sotto potete leggere un estratto del libro. 



" A volte certe cose accadevano così, perché dovevano accadere, senza una ragione precisa, senza una causa scatenante, senza un motivo apparente, accadevano e basta. Accadevano perché così era il corso naturale delle cose, un corso tortuoso, quasi mai lineare, spesso intrecciato, talvolta talmente convulso e discontinuo che ci faceva porre delle domande su quanto era accaduto. Altre volte però si metteva in mezzo la casualità, l’imprevisto che stava sempre appostato dietro l’angolo oppure l’inimmaginabile che, di sua natura, non potevi nemmeno lontanamente immaginare che potesse accadere. Allora, la fatalità poteva scombussolare tutto quello che era accaduto fino a quel momento, ogni accidentalità sconquassava quanto era stato dato per scontato fino al giorno prima. E tutto quanto sarebbe successo per un caso accidentale, per colpa del destino, o solo per pura combinazione. Una combinazione di fatti casuali apparentemente inspiegabili e fortuiti se presi uno per uno, ma micidiali e concatenati se invece erano collocati al punto giusto in un certo insieme. Insieme di cui ognuno di noi faceva parte, senza alcuna possibilità di sovvertire tale ordine delle cose, ma semmai con il desiderio di comprendere il sottile meccanismo che ne regolava l’accadimento. 
    Quella notte l’investigatore Tombolo era sveglio e faceva mente locale sull’inammissibile accidentalità del gran bollore di quella giornata, impensabile fino al giorno prima. Non voleva capire il perché di quel gran caldo che non lo faceva dormire. Si domandava, semmai, quanto avrebbe impiegato a prendere sonno, visto che quel caldo africano aveva attanagliato il paese fin dal primo mattino. Un’afa bollente che Tombolo non ricordava di aver mai sentito negli ultimi anni e che faceva ribollire il paese di Spaccabellezze, un piccolo borgo costiero di pescatori della Toscana del sud. Sarebbe stata una grande estate eccezionalmente torrida, africana, così aveva detto la sera prima la signorina del meteo. E quella era solo l'anticipazione di un'ondata afosa che non avrebbe risparmiato nessuna regione del Belpaese, da nord a sud.
    Erano da poco passate le due e non arrivava un filo d’aria fresca, nemmeno a pagarlo oro. Aveva spalancato la portafinestra della camera sulla terrazza vista mare e il finestrino del cucinotto vista vicolo per fare un po' di riscontro, ma senza alcun risultato. Si era tolto pure la canottiera. Era rimasto lì, sdraiato nel letto a faccia in su. Attendeva una folata d’aria fresca che quella sera sembrava volesse saltare l’appuntamento con quel piccolo angolo di mondo.
    Era la fine del mese di giugno ma l’aria che si respirava in paese era afosa fin dal mattino presto, come ad agosto inoltrato.
    Doveva ammettere che la signorina del meteo aveva avuto ragione: “In arrivo l’anticiclone africano Scipione, caldo afoso eccezionale in netto aumento. Consigliamo agli anziani di rifugiarsi in un centro commerciale dove c’è l’aria condizionata”. Il comunicato dai toni allarmistici sembrava più un’allerta di un attacco aereo, con tanto dì indicazioni per il rifugio più vicino. Esagerato ad arte, per indurre gli anziani ad entrare nel supermercato del centro commerciale medesimo a comprare qualcosa. Due passi fra i banchi frigo li avrebbero rinfrescati ancora di più e non si sarebbero lasciati sfuggire l’imperdibile offerta 3x2 della pizza Tonno e cipolla, rivalutata come anti-età per gli omega 3 del pesce e antibiotico per le proprietà terapeutiche della cipolla, ormai considerata un toccasana per la terza età. 
     L’ondata di caldo eccezionale del torrido anticiclone africano era dovuta al fatto che Scipione dal “continente nero” si era spostato in Italia. Ma perché Scipione non era rimasto dalle sue parti fra dune e cammelli? Forse per uno scherzo del destino che si era messo a scombussolare le carte in tavola nel Mediterraneo? Nessuno si spiegava il perché. Ma anche a questo la signorina del meteo aveva dato la sua spiegazione: “A causa di un eccezionale cambiamento del normale ordine della circolazione meteorologica degli anticicloni africani nel bacino mediterraneo”. Invece, per Tombolo, i tanti arrivi dei barconi della speranza in quei giorni a Lampedusa dovevano avere convinto pure Scipione a spostarsi qui da noi. Ormai lo sapevano tutti i migranti che si spostavano in Italia: qui da noi ti davano un letto e pure da mangiare gratis.
    Anche Tombolo era molto ospitale e divideva il suo appartamentino confortevole con Casimiro, un placido gatto soriano, scapolo e grassoccio come lui, migrante da chissà quale tetto e ormai da qualche mese nell’organico della casa o “mansardina”, come la definiva lo stesso Tombolo. Acqua e croccantini non mancavano mai e così Casimiro da migrante si era accasato. In quel posticino accogliente, però, non c’era l’aria condizionata, ma non aveva importanza perché Tombolo non la sopportava. Una volta, per dar retta alla sua amica Rossella, si era comprato un Pinguino e si era beccato l’influenza in pieno luglio. Sul Pinguino aveva fatto il crocione e l’aveva lasciato a prendere la polvere nello sgabuzzino. Anche Casimiro non  gradiva il fresco artificiale e appena passava accanto al Pinguino, gli soffiava contro minaccioso, mostrandogli le unghie. 
    Quindi, per sentire più fresco, aveva divaricato le gambe, allargato le braccia ed era rimasto lì così, fermo immobile. Ma senza risultato. Sembrava la controfigura dell’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, versione extra-large e boxer bianco. La sua corporatura grassoccia ma robusta di quarantenne pantofolaio, buona forchetta e cattiva palestra, non lo aiutava. Era completamente accaldato e gli facevano caldo pure i folti capelli neri che circondavano la sua larga stempiatura.
    Stando sdraiato, sentiva il calore del proprio corpo ribollire nel letto, come se sotto il lenzuolo avesse una termo-coperta accesa al massimo. Se doveva continuare a stare sveglio, era meglio togliersi da quel bollore e andarsene in terrazza. Fece per alzarsi dal letto. In quel preciso istante squillò il telefonino appoggiato sul comodino. Guardò il display.
“Rossella”
    Pigiò il pulsante verde un po’ allarmato.
    «Pronto! Rossella!».
    «”Il disegnatore usa quello doppio”».
    «Ma cosa vuoi che sappia…».
    «”Mettere qualcosa sotto i denti”».
    «Mangiare».
    «Bravo, forse va bene. Quella è la tua specialità». 
    «”Contiene pompe e rastrelli”».
    «Casotto».
    «Può darsi, ma non so se ci sta. Anche quella è una specialità delle tue, soprattutto quando ti metti all’opera con le investigazioni della tua agenzia». 
    «”Lo è un affare che preoccupa”».
    «Non lo so. Basta, Rossella con questo Incrocio! Tutto bene?».
    «Sì, Marino caro, batuffolone bello».
    «E non mi chiamare batuffolone! Tutto a posto?».     
    «Tutto a posto, tutto a posto. Altrimenti non sarei qui a scervellarmi con questo Incrocio. Lo volevo finire perché quell’antipatico del dottor Purgato l’avrà già fatto e domani mattina mi attenderà con quel suo sorrisetto strafottente per sapere se l’ho finito anch’io».
    «Rossella, la vuoi smettere di perder tempo con quel gastroenterologo da strapazzo che lavora con te!».
    «Non rompere, Marino. Mi diverto a fare le gare con lui!».
    «Ti sembra l’ora di chiamare?!».
    «Scusa. Niente, ma non riuscivo proprio a prendere sonno».
    «Anch’io».
"

I gialli dell'investigatore Tombolo sono pubblicati in ebook e cartaceo da Cristian Cavinato della Cavinato Editore International di Brescia e li trovate in tutte le librerie online. 
Qui sotto ci sono i link per la libreria IBS.it. Buona lettura a tutti voi. 



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